Il 4 novembre di fatto ha segnato i 100 anni della fine della prima guerra mondiale durata dal 1914 al 1918. Non nego una forte delusione, perché la mia regione, il Friuli Venezia Giulia di fatto ha sostanzialmente ignorato questi 5 anni. Mi sto riferendo in modo specifico al ripristino di certi luoghi, alla valorizzazione di certi percorsi. La colpa è nettamente e chiaramente da imputare alla politica perché le associazioni locali senza neanche lo straccio del supporto dello stato hanno tentato di fare qualcosa.
Eh si perché il mio territorio ha visto il cuore di quella guerra, ed è incredibile come 100 anni dopo vai su per qualsiasi monte e sbatti il muso su bunker, grotte o installazioni di chiara derivazione militare. Ancora li, 100 anni dopo. Tralascio le mete note, l'imponente spianata a Redipuglia o le 11 tombe dei militi ignoti (la dodicesima venne portata a Roma nel tempio della patria) di Aquileia.
Preferisco citare la galleria "le Morosine" che quando ci sono arrivato, in mezzo al nulla dove ti appare quasi all'improvviso ho detto, beh è una galleria. See col cavolo, dentro si divide in più livelli, scavati nella roccia che terminano in enormi stanzoni dove erano installati cannoni e la bocca che puntava sulla vallata opposta, che oggi non si vede per via della vegetazione. Le varie stanze delle munizioni, dei posti di guardia, sono ancora li. Qualche crollo qua e la, i vessilli in cemento oramai sbiaditi dalle infiltrazioni di umidità che ne hanno deturpato la bellezza e la natura che 100 anni dopo combatte per reclamare ciò che è suo.
Da visitare, facile facile visto che la strada ci passa accanto, il museo a cielo aperto delle postazioni Austro Ungariche, tra bunker e villa Anna, un enorme masso grande quanto un palazzo di 6 piani scavato su più livelli. Con le scalette in legno (rifatte chiaramente) ci si arriva persino in cima. In altri bunker le scritte dei soldati, si legge chiaramente l'anno... 1916. E li quando nevica son dolori... Per terra ancora la barra millimetrata originale che serviva ad orientare il cannone verso il fronte italiano.
Sul monte Jof di Miezegnot (gioco di mezzanotte) con la sua riconoscibile forma piramidale, dal lato di Sompdogna dopo una scarpinata si arriva al villaggio di guerra, oggi la cappella è stata trasformata in rifugio per alpinisti, le altre strutture sono rimaste solo i muri perimetrali, ma salendo in vetta si vedono i bunker. Uno in particolare fu colpito da una granata di grosso calibro, e ancora oggi è li, con l'angolo completamente divelto e i ferri del rinforzo armato come braccia piegate dal dolore verso il cielo.
villaggio di guerra Gemona
particolare del bunker
E poi sul confine il monte Pal Piccolo e Pal grande, dove la guerra fu più cruenta. Il "trincerone" italiano e l'imponente struttura Austriaca, sotto di esse un dedalo di gallerie perché non si sparavano a suon di granate solo sopra, ma scavando cercavano di arrivare a minare dalla parte opposta. Di quel luogo mi ha colpito il filo spinato, ancora li agglomerato per terra, inizialmente l'avevo scambiato per qualche pianta rossiccia, avvicinandomi mi resi conto di cosa era.
sullo sfondo il trincerone italiano
Qui si raccontano le storie (vere) più assurde, come alcune famiglie letteralmente divise in due, dove alcuni fratelli erano stati arruolati nella parte austriaca ed altri nella parte italiana. Durante le tregue i due eserciti giocavano a briscola, fraternizzavano ma quando la tregua cessava ed arrivava il comando imbracciavano i fucili e si sparavano a vicenda. Il dramma nel dramma..
Vincemmo quella guerra, d'altronde la quinta strofa (quella che di solito nessuno sa e nessuno canta) dell'inno nazionale italiano recita:
«Son giunchi che piegano
Le spade vendute
Già l'Aquila d'Austria
Le penne ha perdute
Il sangue d'Italia
Il sangue Polacco
Bevé, col cosacco
Ma il cor le bruciò»
Ma neanche 20 anni dopo la fine del conflitto Italia e Austria firmeranno un patto, forse tutt'ora valido, che in caso di attacco della nazione estera noi interverremo in loro difesa (Patto di Roma del 1934). Già ma 100 anni dopo questa gente secondo me non è stata onorata come doveva, chissà cosa direbbe Riccardo di Giusto il primo caduto, poco più che ventenne, a guardare questa nazione oggi.
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