É proprio vero che la prima volta non si scorda mai e non parlo del primo bacio, di quando si fa all’ammore (si, va letto con due m) o del primo contratto firmato.
No cari miei. Parlo della mia prima volta in cui qualcuno mi ha apostrofata con il termine “Signora”.
So che per qualche assurdo e oscuro motivo il termine signorina è sparito, si è dileguato, ha tolto le tende. Così noi povere fanciulle veniamo chiamate con lo stesso termine dai 20 ai 90 anni. Vi pare giusto? A me no.
La prima volta in cui è avvenuto il misfatto avevo 22 anni. Ero andata a trovare una mia amica che aveva la casa al mare, mi aveva proposto di passare tre giorni insieme, come avrei potuto mai rifiutare?
Ricordo che appena arrivata, siamo andate a fare la spesa e io ero rimasta a fare la fila al banco salumi, con il mio numeretto in mano ed ero sola, perché nel frattempo la mia amica era andata a prendere altro.
Ero persa nei meandri dei miei pensieri quando sento una voce che dice: “Prego, Signora!”. Io ovviamente rimango impassibile guardandomi intorno, cercando con lo sguardo la persona che corrispondeva secondo i miei canoni all’appellativo Signora.
Dopo una manciata di secondi, ariecco di nuovo la voce di prima in modo più insistente: “Prego, Signora, tocca a lei!”. A quel punto un barlume di dubbio si è acceso in me, una piccola e fioca luce. “Ma che per caso, non vorrei che, ma no non può essere, eppure...”
In quell’attimo in cui il dubbio aveva iniziato a farsi strada, mi sono girata con lo sguardo un po’ perso dietro di me e lì c’era uno sbarbatello di 14/15 anni che mi fissava con un sorrisetto storto, spietato nel suo giudizio ma spinto dalla più nobile delle motivazioni: essere gentili.
Sinceramente avrei voluto vedere la mia faccia in quel momento: perplessità, panico, fastidio, ingiustizia si alternavano dentro di me in modo confuso, lunghi secondi di riflessione fino ad arrivare alla consapevolezza.
Quel ragazzino, ce l’aveva proprio con ME!!!!
Altro che signora di mezza età dallo sguardo languido e il gomitolo di lana che usciva dalla borsa!
Dopo qualche minuto di raccoglimento, l’ho guardato dritto negli occhi e l’ho ringraziato per la gentilezza, ricordandogli che avevo giusto 22 anni!!!
Inutile raccontarsi scuse, quel ragazzino foruncoloso mi aveva gettato nel panico più totale! Non ero pronta, mi aveva colto totalmente alla sprovvista, speravo di dover aspettare qualche altro anno E INVECE NO.
Solo perché lui era un quindicenne non faceva di me un’allegra vecchietta.
Mi piacerebbe dirvi che sia stato un evento isolato, ahimè no. Si è ripetuto negli anni, lasciandomi sempre basita e spossata ma almeno più pronta, ormai il mio battesimo di sangue era avvenuto.
Un altro episodio degno di nota, che ricordo con un certo fastidio e tuttora non mi spiego il metro di giudizio della gente, è accaduto due anni fa.
Estate 2016 ero in vacanza con il mio fidanzato in Sicilia, stavamo facendo un tour di 10 giorni da Palermo fino a Catania in macchina (chiamarla macchina è un’esagerazione e più che un tour di piacere sembrava di partecipare a Pechino Express ma andiamo avanti) quando ad un certo punto, stanchi e mezzi assonnati, abbiamo deciso di prendere un caffè in un bar di Siracusa per riprenderci un po’ da quel caldo bestiale che si aggirava intorno ai 40 gradi.
Dietro il bancone c’erano un ragazzo e una ragazza tutti sorrisi e battutine.
Il ragazzo in questione dopo un rapido sguardo, esclama con la faccia pulita: “Per il ragazzo cosa gli do?” “Un caffè!”, “E per la signora invece?!”.

Ora va fatta una premessa doverosa. Nel 2016 io avevo 27 anni, il mio ragazzo 12 anni di più, quindi ne aveva 39, per quale sacrosanto motivo questo trattamento?? Perché mi ritrovavo sempre ad essere bersagliata così ingiustamente da questi appellativi?? Ma forse mi avrebbero chiamata così a prescindere, anche se avessi avuto vicino la strega di Biancaneve, trasformata nella vecchietta con il cesto di mele?? Why???
Il momento era stato rotto dal mio ragazzo che con la delicatezza tipica che lo contraddistingue se n’era uscito con una sonora risata di cuore, raccontando ai ragazzi al bar che odiavo essere chiamata così e che lui era più grande di me, etc etc. Tre allegri amici al bar che mi deridevano e io lì che combattevo con me stessa per non prendere e lanciarmi dal primo ponte che incontravo.
Nuotavo in un mare di imbarazzo sommato ad altro imbarazzo che si stava lentamente trasformando in un oceano, per fortuna poi siamo usciti da quel benedetto bar che mi ha lasciato in bocca un caffè amaro, nonostante avessi messo lo zucchero.
Vi pare che esista la giustizia divina? A me pare proprio di no. Voglio dire già avvicinarsi alla soglia dei 30 anni fa paura, sembra come fare capolino da uno strapiombo senza protezioni e tu sai che quando arriverà quel momento dovrai saltarlo, perché aggiungere altro immenso fastidio con il termine signora?
Io un cavolo di “Ehi ragazza!” non me lo merito??
Quindi per cortesia a chi usa con leggerezza questo termine indirizzandolo a tutte, dalle ragazzine ancora in pubertà fino ai cent’anni, pensate prima. Siamo donne vicino ai 30 anni, siamo in una fase delicata della nostra esistenza, usate con parsimonia questa parola che fa così paura, evitando di chiamare una persona Signora, salverete una ragazza di quasi 30 anni in piena crisi.
Please, pietà, don’t call me signora anymore!!!!!
