"Il quadernino", settima puntata

Una volta a casa, si sedette sul divano e accese la televisione. Incredibile: continuavano gli auguri di buon anno. Presentatori, cantanti, comici, tutti si prefiguravano un fantastico 2018.
Solo lei sentiva ancora la bocca amara in senso stretto, frutto dello champagne della notte precedente, e ancor più in senso figurato, dato che l’amarezza di sicuro non mancava.
Prese un libro dallo scaffale. Era stata sempre una lettrice instancabile, ma, negli ultimi mesi, anche questa consolazione era venuta meno, non riusciva a concentrarsi.
Era rimasta indietro perfino con De Giovanni, uno dei suoi autori preferiti. Erano già diversi mesi che aveva comperato l’ultimo libro del commissario Ricciardi, “Rondini d’inverno”, ma ancora non lo aveva neppure iniziato. Figuriamoci. Fino ad un anno prima, lo avrebbe letteralmente divorato. Ora invece, troppo spesso, le capitava di rimanere attonita sul divano con la televisione accesa e la mente altrove.
Ma oggi era l’anno nuovo e doveva fare ciò che era in suo potere per cambiare, uscire dalla stagnazione. Per esempio, riprendere a leggere era sicuramente positivo.
Così iniziò il libro e, per la prima volta dopo tanto tempo, riuscì a immergersi nella storia.
Un romanzo di Maurizio De Giovanni era senza dubbio il modo migliore per interrompere quella sua routine di immobilismo.
Le storie del commissario Ricciardi erano immaginifiche, sentimentali, forti e con quel pizzico di fantastico di cui aveva proprio bisogno.
La lettura procedeva spedita.
A mezzogiorno era già arrivata a pagina 66, quando il telefono squillò.
Sul display lesse “Nevada”. Ah, proprio lei. La prima telefonata dell’anno quella patata lessa di sua cognata dal nome esotico e dal cervello in ferie perenne.
“Pronto” rispose senza alcun entusiasmo.
“Ciao Rosita” Cinguettò l’altra “Buon anno! Speriamo che sia meglio del precedente”
Rosita fu sorpresa. Forse Nevada si era resa conto di ciò che aveva passato? Ma il dubbio fu fugato immediatamente.
“No, mica per niente. Pensa a cosa è successo ad Elisa, con quella professoressa accanita contro di lei. Ha dovuto cambiare scuola, la stava perseguitando. E Silvia, poverina, si era innamorata del suo compagno di banco, Marco, e invece quella strega della sua amica Sofia gliel’ha fregato”
“Nevada, ma hanno quindici anni, non mi pare così grave”
“Ah no, eh, ma quella Sofia è una vipera e anche zoccola!”
“Ma che dici, ti prego”
“Eh, via, lo so, tu non puoi capire, non hai figli”
Rosita sentiva salirle una rabbia indescrivibile, ma cercava di controllarsi pensando che non voleva cominciare l’anno litigando.
“E non hai neppure un animale. Ora potresti prendere una cane, dato che Roberto se n’è andato”
“…..” Rosita trattenne le parole che le salivano alla bocca.
“Ah, a proposito. Ti devo chiedere un piacere”
Ecco, non aveva telefonato per gli auguri, la pessima parente acquisita. Lei si ricordava degli altri solo quando aveva bisogno.
“Senti, noi dopodomani partiamo per la settimana bianca. Vengono anche le ragazze, poverine, hanno bisogno di distrarsi prima di riprendere la scuola. Torniamo il 10, perderanno qualche giorno, ma pazienza, con l’anno che abbiamo passato!”
“Bene, divertitevi”
“Sì, grazie, ma c’è un problema”
“Ovvero?”
“Vedi, in genere mia madre mi tiene il cane, ma questa settimana va via anche lei con la gita della parrocchia. Vanno in costiera amalfitana. Capisci, anche loro si devono distrarre un po’. Pensa che a Natale è morto il gatto a cui lei e mio padre erano affezionatissimi.
Sì, era vecchio, aveva quindici anni, ma tu capisci, una grande perdita”
“Sì, ho capito- disse Rosita, asciutta – Ma io cosa dovrei fare?”
“Tenere il cane per questa settimana”
“Ma dai, ma non puoi trovare un’altra soluzione?”
“No, guarda, non ho altri modi. E poi in fondo tu sei la zia di Bones”
“No, io sono la zia di Elisa e Silvia”
“Ma anche Bones fa parte della famiglia. Dai, non essere egoista, in fondo non hai da fare niente, sei anche in ferie in questi giorni.
Una canina come la nostra può solo rallegrarti”
Alla fine, Rosita si lasciò convincere. Di sicuro non lo faceva per la cognata che detestava, ma al fratello, nonostante il suo egoismo, voleva bene. Dunque, che andassero a sciare.
E poi la povera Bones era già sfortunata ad essere capitata con quelle tre sceme. Passare una settimana con lei non poteva farle che bene.

(continua)

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