"Il quadernino", decima puntata

Nei giorni seguenti, suo fratello e le nipoti le chiesero spesso di andare a casa loro e le ragazze cominciarono a telefonarle abitualmente, cosa mai fatta prima. D’altronde, pensava, era rimasta per loro l’unico riferimento femminile, a parte le nonne, entrambe piuttosto svanite.
Spesso cenavano insieme, a casa o in pizzeria e Rosita, tra il cane, ormai suo in pianta stabile, e le ragazze, si sentiva decisamente meno sola.
Spesso pensava a Nevada e all’incredibile capriccio del destino che l’aveva spodestata dai suoi ruoli, lasciando a Rosita uno spazio che mai le avrebbe concesso in vita.
In occasione della morte di sua cognata, aveva ricevuto molte telefonate, ma due assenze erano spiccate in modo evidente.
Intatti né Roberto né Mara si erano palesati in alcun modo.
Il suo compagno di una vita e la sua migliore amica di sempre.
Incredibile.
Mila, invece, gentile come sempre, si era messa a disposizione.
Ancora si sentiva in colpa per ciò che aveva fatto il cugino, ma Rosita la tranquillizzava, non aveva colpe, anzi, aveva cercato di essere utile e farle conoscere un uomo apparentemente adatto.
Poi, il fatto che Elio si fosse rivelato addirittura pericoloso non dipendeva da lei.
Quest’ultimo, dopo la vicenda per cui era stato denunciato, era scomparso. Neppure Mila ne sapeva niente.
A marzo, però, Rosita fu chiamata in procura per una deposizione in merito all’aggressione che aveva subito.
Dopo qualche tempo, seppe che Elio era stato rinviato a giudizio e ne fu felice.
Ma cominciò a ricevere telefonate mute da numero sconosciuto, nelle ore più strane ed ebbe il forte sospetto che il suo ex spasimante fosse tornato all’attacco, ora più che mai con propositi di vendetta.
Una sera, mentre portava fuori Bones, ormai del tutto naturalizzata a casa sua, vide un’ombra passare furtivamente sul marciapiede opposto e le sembrò proprio lui, Elio.
Con tutto quello che si sentiva, femminicidi, mariti e fidanzati che massacravano le compagne (soprattutto se queste ultime li avevano lasciati), Rosita era in allarme.
Provò a parlarne col fratello, ma questi, dopo la morte della moglie, era ancora più concentrato su di sé, il povero vedovo.
Anche se adesso si vedevano spesso, voleva solo essere ascoltato e compatito, non era in grado di sostenere alcun peso.
Allora decise di parlarne con Mila che ne fu addoloratissima.
Lei non aveva più visto il cugino dopo il fattaccio, ma sicuramente era nella sua villa in campagna. Si offrì di andare a trovarlo per cercare di dissuaderlo.
A Rosita non sembrava tanto una buona idea, ma non c’era nessun’altra strada.
Così Mila si fece coraggio e una domenica mattina telefonò a Mila per dirle che nel pomeriggio sarebbe andata dal cugino. Gli aveva telefonato e lui era stato piuttosto gentile.
La sera aspettava una telefonata dell’amica per sentire cosa avesse detto Elio, ma lei non chiamò.
Il lunedì mattina era in ufficio e pensava che sicuramente Mila l’avrebbe chiamata.
Invece a telefonarle fu la figlia di lei, in lacrime, per dirle che la madre aveva avuto un incidente, era caduta per le scale a casa di Elio ed ora era a Siena in neurochirurgia e la stavano operando alla testa.
Immediatamente Rosita ebbe la certezza che non si fosse trattato di una fatalità. Le sembrava di vedere la scena.
Mila che parlava con dolcezza a Elio di ciò che era accaduto e lui, per contro, che si imbestialiva, la strattonava e la spingeva giù per le scale.
Non ne aveva le prove, ma era sicura che fosse andata così e fu assalita da un immenso dolore e da una paura sempre più grande.
(continua)

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