Con questo racconto partecipo al contest "Ho giocato tre numeri al lotto" di @fulviaperillo.
Ho sempre avuto un rapporto un po' controverso con i numeri.
Forse perché me li hanno sempre imposti a scuola fin da piccolo. Somma, sottrai, moltiplica, impara la tabellina, l'algoritmo, trova il quoziente, la derivata, risolvi l'integrale: l'importante è che il risultato ti torni.
Sì va bene, ma che due palle! Pensavo fosse più divertente avere a che fare con i numeri! - e infatti le cose più belle le ho scoperte proprio da solo, giocando con i numeri.
Mi divertivo contando il numero delle lettere in una parola, oppure osservando per strada i numeri delle targhe delle macchine: quasi sempre avevano a che fare con ciò che mi succedeva durante la giornata.
Capitava per esempio di far caso ad un numero da appena alzato, che fosse il 15 della sveglia digitale che visualizzava un bel 7:15 al mattino, per poi costantemente ritrovarlo ovunque durante il giorno.
Sia che fosse la fermata dell'autobus, i soldi che avevo in tasca, o la somma dei voti che prendevo a scuola.
Non è possibile! C'è qualcuno che mi spia, altrimenti non si spiega! - pensavo tra me e me.
Mi sono sempre sentito inseguito dai numeri.
E non sempre in maniera positiva.
Ma alla fine è risaputo, si cresce, la tua vita si riempie di pensieri, impegni e tutto procede come da copione. Quindi pensi che tutto sommato col tempo hai imparato a fartene una ragione, a non dare più tanto valore a questi eventi.
Forse.
Perché non lo ammetterai mai a te stesso, ma nel tuo inconscio c'è sempre quella vocina flebile che ti sussurra:
E se invece...?
Era esattamente 6 anni fa di questo periodo, in pieno autunno e con il Natale alle porte.
Tutti continuavano a parlare della stessa identica cosa: il tanto agognato 21 Dicembre 2012, l'esatto giorno in cui il calendario Maya sarebbe giunto al termine, provocando la distruzione planetaria.
Indovinate che giorno sono nato?
BINGO! Ho vinto qualcosa?
Sì. Avevo vinto la persecuzione eterna fino a quella fatidica data.
Non passava giorno che un conoscente, amico o banalmente la TV accesa su un programma casuale, non mi ricordasse almeno una volta la profezia della fine del mondo.
Ed io che subito ad alta voce sentenziavo - Pensa un po', proprio l'esatto giorno in cui compio 18 anni!
21, 12, 2012, 21/12/12, 2+1=3, 1+2=3, 1+2=3
Basta, smetti di pensarci!
3+3+3=9, 18 anni, 1+8=9
Non è possibile!
L'unica via di fuga.
Ormai ci sono immerso fino al collo, non posso fare a meno di pensarci e anche se non lo facessi, troverebbero comunque un modo per farmici pensare.
Ho un'idea. Ormai faccio parte del gioco, giusto? Reciterò il mio ruolo fino in fondo. Per i 18 anni organizzerò una festa da fine del mondo, la festa definitiva.
Fu così che tenni la mia mente impegnata per un po', perlomeno fino al raggiungimento del gran giorno.
La mia ricetta personale fu quella di invitare tutte le persone a me più care/pazze e dar vita a una festa indimenticabile, mentre il pianeta collassava su se stesso.
Moriremo con un bel sorriso stampato in faccia, così almeno faremo bella figura!
Preparai la lista degli ingredienti:
- inverno rigido con tanto di nebbia
- alcol
- musica
- starlight
- pizzico di follia qui e là
Ci siamo, è il gran giorno.
Tutto procede secondo i piani: nessuno capisce più nulla di quello che stia succedendo.
La nebbia, i bassi delle casse che scazzottano lo stomaco, le mani che si appoggiano sull'erba umida, i braccialetti fluorescenti che finiscono nei posti più impensabili, le urla emesse in una nuova lingua creata sul momento.
A casa mia si chiama l'apoteosi.
La sensazione di onnipotenza che si accende dentro di noi e arde durante i secondi che precedono la mezzanotte è incommensurabile.
Forse è così che si sentivano i Maya durante i loro riti.
Avevo accolto la fine del mondo a braccia aperte.
Non esistevano più i numeri, le derivate, gli integrali, le 7:15 del mattino.
Esistevamo soltanto noi, piccoli e insignificanti di fronte all'universo.
Ci sentivamo sacerdoti di un rito segreto scolpito dentro le nostre membra, tramandato da generazioni, su cui eravamo rimasti in silenzio da secoli.
Il privilegio di poter dar vita ad un nuovo mondo, dove saremmo stati i primi a decidere le regole e i numeri da assegnare.
Vedo 3 bottiglie rimaste, 2+1=3!