Aschen líed: Il canto della cenere

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"Capitano Edelweiss, signore! Siano ringraziate la luna e le stelle, per fortuna siete arrivato!"
L'ufficiale in comando Edelweiss, un robusto quarantenne dai folti baffi a manubrio e spesse sopracciglia nere a delineare gli stretti occhi color grigio ferro, mobilissimi e allenati a cogliere ogni minimo movimento e dettaglio, rivolse meccanicamente il saluto militare al sottoposto che gli si stava avvicinando affannato.
"Il messaggio che mi hai fatto recapitare era piuttosto criptico, Aldridge." Borbottò Edelweiss, sistemandosi il mantello sulle spalle. "Parlavi di una carneficina, un vero e proprio massacro. Dove sono i corpi?" Aldridge indicò un punto indefinito alle sue spalle, avvolto nelle tenebre che ammantavano il cimitero abbandonato.

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Abituatosi all'oscurità, Edelweiss distinse i contorni di una tomba monumentale, un mausoleo appartenuto ad un'antica famiglia di aristocratici caduti in rovina.
"Là dentro, eh?" Grugnì il capitano, avviandosi al fianco del sottoposto lungo il vialetto invaso di erbacce. Il silenzio era opprimente, rotto soltanto dallo sporadico frinire di un grillo solitario, nascosto da qualche parte fra le macchie di fiori selvatici che occhieggiavano tra le lapidi erose dal tempo e dagli elementi, o tra i rampicanti avvinnghiati sui corpi sgretolati degli angeli di pietra dagli sguardi vacui ma solenni. "Accennavi al ritrovamento di quattro corpi senza vita. Cosa diavolo ci facevano quei degenerati, in piena notte, in una tomba abbandonata?"

Aldridge si strinse nelle ampie spalle, visibilmente a disagio. Era un giovane alto e robusto, esperto nella lotta a mani nude quanto nell'uso delle armi bianche. Edelweiss non lo aveva mai visto tanto scosso, nemmeno quando per difesa era stato costretto per la prima volta a uccidere un criminale.
"Forse erano profanatori in cerca di ricchezze." Ipotizzò Aldridge, più per conversare che per avanzare una reale ipotesi. Il solo pensiero di ciò che si trovava in quel mausoleo lo atterriva visibilmente, e il capitano avvertì un leggero brivido percorrergli la nuca e scorrere lungo la schiena all'idea che un soldato esperto quanto lui fosse rimasto a tal punto traumatizzato di fronte alla scena di un delitto.
"Alphonse e Rickard erano di pattuglia nei paraggi, signore. Pare abbiano udito dei lamenti provenire dal mausoleo. Urla strazianti, implorazioni di pietà... un pianto disperato, simile al grido di un animale preso in trappola, e infine un canto, un canto struggente. Quando sono scesi nei sotterranei della tomba, hanno rinvenuto i resti di quattro persone adulte, smembrate e decapitate." Mormorò Aldridge, lo sguardo perso dinanzi a sé. "Alphonse ha rimesso la cena alla vista di quello scempio, forse anche il pranzo. E... C'era qualcun'altro, laggiù. Un testimone, signore, o meglio, l'unico sospettato. Rickard lo ha trovato seduto tra i cadaveri, immerso da capo a piedi nel loro sangue e nelle loro interiora. Per poco non lo ha calpestato, celato com'era nell'oscurità."
Edelweiss scosse il capo.
"Alphonse è troppo impressionabile. Avrebbe dovuto fare il sarto, come voleva suo padre." Il capitano si lisciò i baffi con un gesto divenuto ormai automatico. "Aldridge, figliolo, tu sei tutto tranne che pavido. Cosa ti ha spaventato a tal punto di quel presunto assassino? Hai già affrontato criminali tra i più efferati senza battere ciglio né perdere il sonno. Cos'ha questo, di differente?" Aldridge si fermò bruscamente, come se avesse sbattuto contro una parete invisibile.
"Signore, io..." Iniziò, quindi deglutì rumorosamente, abbassando lo sguardo sulle punte degli stivali infangati, le suole incrostate di sangue rappreso. "È un bambino. Il presunto omicida è un bambino."

[to be continued..]

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